Pagelle Freccia Vallone 2023: Tadej Pogačar fuori scala, Skjelmose-Ciccone da applausi, Landa continuo – Mas e Pidcock rimbalzano indietro

Tadej Pogacar (UAE Team Emirates), 10 e lode: Di nuovo la lode. Difficile dargli un voto diverso. Stavolta si affida in tutto e per tutto alla squadra, seguendo il ritmo dei compagni e gestendo le energie fino al muro finale. Alla fine della gara dirà che il piano originario era proprio quello: insomma, al momento, lo sloveno fa quello che vuole, inanellando un primato dopo l’altro.

Mattias Skjelmose Jensen (Trek – Segafredo), 9: Stavolta tocca a lui il ruolo di comprimario di lusso, nell’ambito del dominio di Tadej Pogačar. Il danese sfodera un gran finale, trovandosi nella posizione giusta e riuscendo a resistere alla fatica nel momento più importante, confermando caratteristiche molto adatte a un finale così esigente. Non va dimenticato che si sta parlando di un classe 2000…

Mikel Landa (Bahrain – Victorious), 8: Ha dichiarato di non essere arrivato al meglio, ma in fin dei conti ha tirato fuori dal suo bagaglio di scalatore ormai molto esperto un’ottima prestazione. Evita i problemi e chiude con uno spunto più che apprezzabile, aggiungendo un altro podio di spessore a una primavera da protagonista.

Giulio Ciccone (Trek – Segafredo), 7,5: Anche per lui è un pomeriggio di conferme, soprattutto per quel che riguarda la continuità di risultati. Gli è mancato, parole sue, un “qualcosina” che avrebbe potuto anche più su nell’ordine d’arrivo, ma il quinto posto è un risultato tutt’altro che disprezzabile. E, con una condizione similie, alla Liegi potrebbe essere nuovamente fra i migliori.

Michael Woods (Israel – PremierTech), 7: Alla Freccia Vallone c’è sempre, tanto che nelle ultime 4 partecipazioni non è mai sceso sotto il sesto posto. Non ha però il guizzo che può portarlo in una dimensione diversa. Nel finale mette un compagno di squadra in testa al gruppo, dando forse una mano involontaria alla UAE, rimasta a quel punto a corto di uomini.

Søren Kragh Andersen (Alpecin – Deceuninck), 7: Si mette alla prova, probabilmente in vista di obiettivi futuri, con una corsa da assoluto protagonista. È capace di entrare nella fuga iniziale e di rimanere al comando anche quando il ritmo aumenta sensibilmente, tenendo il passo dei corridiori che arrivano da dietro. Alla fine cede, ma la prestazione rimane positiva.

Victor Lafay (Cofidis), 7: Il francese si conferma corridore interessante e capace di guizzi di alto livello. Il sesto posto di oggi è un risultato che arriva al culmine di una primavera di spessore. Non è un campione, ma un atleta che sa sicuramente ritagliarsi i suoi spazi.

Louis Vervaeke (Soudal – QuickStep), 6,5: Da contrattaccante, si ritrova a guidare la corsa e ha anche il merito di far rivedere i colori della sua squadra in una posizione significativa, per di più in una gara belga. Lui il suo lo ha fatto, ma per la formazione di Patrick Lefevere il piatto piange di nuovo

Samuele Battistella (Astana Qazaqstan), 6,5: Un contrattacco interessante, nel momento che anticipa il gran finale. Rimane davanti mostrando buona gamba e con il probabile intento di preparare il campo per Alexey Lutsenko (voto 5), che però sparisce nell’ultimo chilometro, dopo un contatto con Tiesj Benoot.

Diego Ulissi (UAE Team Emirates), 6,5: Nel momento chiave della corsa sfodera una trenata di grande qualità, mettendo in fila il gruppo e preparando il campo per il colpo finale del suo straripante compagno di squadra. Encomiabile per generosità e per aver messo da parte le ambizioni personali.

Romain Bardet (Team DSM), 6: È lui ad accendere la miccia nell’ultimo chilometro e deve anche prendersela un po’ con la sorte, visto che deve abortire un primo tentativo di attacco trovandosi stretto fra le transenne e un altro corridore. Alla fine chiude nono e, a suo dire, con ottime sensazioni in vista del futuro.

Tiesj Benoot (Jumbo – Visma), 6: Difficile, per un corridore delle sue caratteristiche, fare di meglio. Un arrivo simile non si sposa granché con le sue qualità e alla fine il settimo posto, a livello individuale, non è disprezzabile. La squadra, probabilmente si aspettava qualcosa in più, anche – se non soprattutto – da Attila Valter (6).

Andrea Bagioli (Soudal – QuickStep), 6: Era la carta più importante che la sua squadra poteva spendere, ma il Muro di Huy lo ha respinto, tagliandolo fuori dalla lotta per le posizioni più rilevanti.

Tom Pidcock (Ineos Grenadiers), 5,5: È lui stesso a dire che soffre le gare più lunghe. In questo caso, però, il chilometraggio era sotto i 200 chilometri e l’inglese era pure riuscito a mettere il naso in testa al gruppo dei migliori. Al momento di raccogliere i frutti, però, è rimbalzato indietro, chiudendo al 18esimo posto.

Sergio Higuita (Bora – hansgrohe), 5 Il colombiano era uno dei corridori più attesi alla vigilia, anche per via di quanto fatto vedere in un arrivo simile al recente Giro dei Paesi Baschi. Prova a tenere botta, ma nel momento caldo sparisce. La squadra ha poi fatto sapere che era reduce da un raffreddore.

Enric Mas (Movistar), 5 : Nel recente passato aveva dimostrato di saper reggere il confronto in arrivi simili con Tadej Pogačar. Non è questo il caso, però. Lo spagnolo è in buona posizione fino ai -500 metri, poi affonda, mancando una buona opportunità.

David Gaudu (Groupama-FDJ), sv: Come alla Amstel, è costretto al ritiro. Non sta evidentemente bene e ora la partecipazione alla Liegi, corsa che gli si addice particolarmente, pare a rischio.

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